Va saliendo por la puerta del costado, medio a las disparadas y a las escondidas, un 2015 para un gran número de gentes bastante cansador.
Por eso, mi cuate.
Unos conciertos de Antonio Vivaldi para el sopranino de la flauta, con Il Giardino Armónico y, en el medio, Philippe Jaroussky y unas cuantas arias -originalmente para contralto- del mismo veneciano tan fecundo, creativo y animoso.
Tres notas éstas que viene ni que pintadas en tiempos graves con tanto asunto agudo entre manos, entre ojos, en el corazón.
Y a preparase: que el año nos deja y no nos dice nada del que dejará en su lugar. Se ve que le gustan las sorpresas.
Entre los mediados del siglo XVI y el comienzo del XVII hay una cantera de música que parece que sólo conocen los muy peritos, porque para los ignaros, como su servidor, no existía.
Y, sin embargo, se ve que merecían existir aquellos que hicieron esas músicas.
Oyéndolos, uno se pregunta de cuántas cosas está hecha esa bisagra de la historia que parecen haber sido esos tiempos. Un vórtice que evidentemente significa algo que no hemos entendido del todo.
Un remolino de guanteletes de guerra y galanterías de madrigales. Ferocidades y elegancias.
¿A dónde terminó ese torbellino de heroicidades y traiciones, apostasías y santidades, plebeyismo y buen gusto?
¿Será algo que debería haber sido y no fue? ¿Será que fueron cosas que no deberían haber sido? Y eso en todos los bandos en disputa...
Veo un fresco dinámico y vertiginoso y las figuras me sorprenden: de Shakespeare a santa Teresa de Jesús, de Cervantes a Cromwell, de Solimán (y Selim) a Juan de Austria, de Francisco o Enrique de Francia a Pío V. Y si tuviéramos más tiempo tendríamos que hacer la lista exhausta de personajes y episodios que son agridulces por donde los quiera ver y que tiñen de colores disonantes (¿complementarios? ¿usted diría?) el mapa de una Europa que si no se parece más que en algo a nuestros días es simplemente porque sabemos cómo le fue a aquella y no sabemos de cierto cómo le irá a ésta, aunque alguna idea nos hacemos, claro...
La expansión otomana, Lepanto y la revolución protestante son contemporáneos. Y el final de las tres cosas nos es conocido.
Será que allí terminaba algo. Será que allí empezaba.
No lo sé y lo miró de nuevo porque tengo la impresión de que allí hay signos que se me escapan.
Mientras sigo mirando el asunto, dejo algunas piezas de tres desconocidos para el gran número: Bartolomé de Selma y Salaverde, Francesco Rognoni da Taeggio y Ludovico Grossi da Viadana. Completan el cuadro Giovanni Cima y Tarquinio Merula, no desconocidos del todo.
A fines del siglo XVIII, sobre la base de un poema de 1730 del lacustre escocés James Thomson, Joseph Haydn compuso el oratorio Die Jahreszeiten, Las estaciones (primavera, verano, otoño, invierno).
La obra se estrenó en 1801, dos años después de que comenzara sus trabajos el autor austríaco. Hay algunas historias en torno al asunto que quedan para el interés de los melómanos.
El otro oratorio que compuso Haydn, La Creación, es también materia de otro momento. En cualquier caso, es el más aceptado y famoso de ambos. No porque sí, claro.
Die Jahreszeiten es una obra imponente. A veces, para mi gusto,
demasiado imponente, casi grandilocuente. Tal vez, el romanticismo. Tal
vez, el alemán (aunque la obra es originalmente bilingüe, con el inglés
sumado).
La versión que dejo aquí es la de la Filarmónica de Berlín, con Herbert von Karajan a la batuta. Las voces son de la soprano Gundula Janowitz y el tenor Werner Hollweg, con el bajo W. Berry. El coro, el de la Ópera alemana, de Berlín. Estupenda versión, por cierto.
Nació en Glasgow, se crió en Menorca y vive en Galicia.
De todo ese periplo, en los últimos 62 años, salió finalmente el sonido de la guitarra virtuosa de David Russell.
Mire usted lo que son las cosas.
Y algo más: le tengo aprecio a las transcripciones de instrumentos. Siempre me parecieron un signo de perspicacia, una agudeza de talento, un modo de entender la música desde adentro.
In questo pomeriggio di pioggia, l'acqua chiede l'acqua: Venezia, poi.
Il sig. Giorgio Fava ha detto questo qui di seguito nella presentazione di questo lavoro dal 2003, dei Sonatori de la Gioiosa Marca, ensemble veneto di Treviso:
Follie all'italiana
Y así le dieron a la danza el nombre de folía de la palabra toscana folle, que vale "vano, loco, sin senso, que tiene la cabeza vana".
Sebastián de Covarrubias
Tesoro de la lengua castellana, Madrid 1611
Mai come nel Seicento gli scambi tra musica colta e musica popolare furono così intensi e frequenti e il particolare interesse degli strumentisti compositori verso la musica da ballo ne è la testimonianza più tangibile. L' uso di brevi sequenze armonico-ritmiche circolari legate a passi di danza, detti bassi ostinati, ha condizionato la storia di tutta la musica occidentale e non solo, favorendo tra l'altro, con la sua ripetitività ipnotica, l'uso dell'improvvisazione e quindi della variazione. Tra i numerosi bassi ostinati allora in voga quello della Follia fu senza dubbio tra i più celebri e fortunati: danza di origine probabilmente portoghese, quando arrivò in Italia attraverso la capillare diffusione delle intavolature per chitarra spagnola, assorbì una forma di ballo preesistente e assai simile chiamato "fedele" o "Alta Regina", ad ulteriore riprova di quanto sia affascinante e difficile, se non impossibile, stabilire un'origine sicura per forme di linguaggio artistico così popolari.
Questa registrazione è una veduta sonora dell'Italia del XVII secolo, un viaggio in compagnia delle variazioni su basso che si svolge nell'arco di 50 anni, dalla metà del '6oo all'inizio del `700.
Cronologicamente e geograficamente si parte da Napoli, città allora sotto la dominazione spagnola e quindi ingresso privilegiato della cultura ispano-portoghese, con il Primo Libro di Canzoni del 1650 di Andrea Falconiero, liutista errabondo ed eclettico, rientrato infine dopo numerose peregrinazioni nella sua città natale. La sua "Folla"per due violini, viola e basso continuo è il primo esempio in Italia di variazioni a tre ed affiancato a "Passacalle" e "Ciaccona", presenti nella stessa raccolta, forma un unico ciclo di variazioni, quasi una sorta di breve suite ante litteram.
Da Napoli salpiamo verso la Sicilia alla volta della città di Messina per ascoltare qui le fantasiose Partite sopra la Folia di Bernardo Storace organista, cembalista nonché vice maestro di Cappella del Senato: della sua vita non si conosce nulla, mala Selva di varie composizioni del 1664 è un' importante e ulteriore testimonianza dell'interesse e della fortuna di questo genere, oltre a rappresentare un contributo fondamentale alla letteratura per tastiera del Seicento. Sempre a Messina incontriamo Giovanni Antonio Pandolfi, forse lo stesso violinista che operava qualche anno prima a Innsbruck col nome di Pandolfi Mealli: il suo "Passacaglia" ha il carattere doloroso e malinconico dei lamento teatrale, peculiarità tutta italiana di questa danza d'origine spagnola nata come "passeggio" strumentale intercalato alle strofe di una canzone.
Risaliamo ora al Nord, a Bologna dove in quegli anni è maestro di Cappella nella celebre cattedrale di S. Petronio Maurizio Cazzati. II suo Capriccio sopra sette note"del 1659, una ciaccona "travestita" in tempo binario, è un brano dalle proporzioni inconsuete, in cui la ripetitività della formula non logora mai la freschezza e la fluidità dell'invenzione.
Raggiunta così la pianura padana ci dirigiamo a Pavia per ascoltare la musica di Francesco Corbetta. II suo ruolo nella musica strumentale del Seicento è fondamentale non solo nel campo della chitarra, di cui fu acclamato e ricercatissimo virtuoso, ma anche nell'evoluzione di alcune forme compositive quale appunto la Follia. La versione di Corbetta, anello indispensabile di transizione dalla Follia antica alla Follia tarda, in uso poi per tutto il Settecento,fu stampata a Parigi, dove egli si trovava su invito di Luigi XIV, proprio negli anni che registrarono le visite di Michel Farinel e Arcangelo Corelli, entrambi autori di variazioni per violino su questo celebre basso, divenute poi paradigmatiche per i compositori di tutta Europa.
Ma rientriamo in Italia, a Modena dove Giovan Battista Vitali, rappresentante di punta della dotta scuola emiliana, ci offre un "Passagallo" e una «Ciaccona »tratti dalla sua opera VII del 1682: la sua geniale arte della variazione riesce a trasformare la parte ripetitiva del basso in voce concertante alla pari con i due violini, senza per questo sacrificare mai una sincera vena poetica, come dimostra la struggente melodiosità del suo passacaglio.
Da Fusignano, cittadina emiliana del ducato di Ferrara, giunse a Roma Arcangelo Corelli. Le conquiste di M. Cazzati e G.B. Vitali e della scuola bolognese sono il patrimonio che porterà con se nella città dei papi. Qui incontrerà le direttive estetiche dell'Arcadia che ne condizioneranno lo stile. Così la sua "Ciacona", stampata in coda alla sua opera II dei 1685, si "purifica": il perfetto equilibrio formale la nobilita, elevandola dall'originale carattere popolare che l'aveva agli inizi fatta addirittura censurare come danza licenziosa.
Dal golfo del Vesuvio dov'era partito il nostro itinerario eccoci approdare infine nel bacino di S. Marco: il nostro viaggio si conclude a Venezia all'inizio del nuovo secolo.
Il modello corelliano illumina le composizioni di Caldara,Vivaldi e Reali: quest'ultimo manifesta la sua adesione dedicando entusiasticamente al "Cristoforo Colombo della musica" la sua opera I.
Ma la "lingua romana in bocca veneziana" assume tutt'altre inflessioni.
Antonio Caldara recupera per la sua 'Chiacona"del 1699 l'antiquata sequenza dell'Aria del Gran Duca», curiosamente e forse un pò provincialmente coltivata a Venezia per tutto il Seicento, trasfigurandola però attraverso una moderna ricerca armonica che genera un irrequieto e continuo fluire di modulazioni: tutto è avvolto da una velata malinconia, languido riflesso della città lagunare.
Antonio Vivaldi e Giovanni Reali, entrambi qui agli esordi compositivi (opera I, rispettivamente 1705 e 1709), si cimentano invece col basso di "Follia"e il loro istinto drammatico fa esplodere questa antica danza in una serie di pirotecniche invenzioni, forse meno equilibrata dell'esemplare contributo corelliano, ma che ci trascina, irrefrenabile, nel turbine del divertimento, nell'anima giocosa della città dei teatri e del carnevale.
_________________ ANTONIO VIVALDI (1678 1741) Follia (Sonate a tre, op.I, Venezia 1705)
ARCANGELO CORELLI (1653 – 1713) Ciacona (Sonate da camera, op.II, Roma 1685)
ANDREA FALCONIERO (1586 – 1656) Folia, Passacalle, Ciaccona (Il primo libro di canzone…Napoli 1650)
BERNARDO STORACE (16??-16??) Partite sopra la Folia (Selva di varie compositioni...Venezia 1664)
GIOVANNI ANTONIO PANDOLFI ( 16?? - 16??) Passacaglio (Sonate cioè Balletti, Sarabande…Roma 1669)
Y entonces, cuando parecía que ya no cabía un alfiler, apareció Sergei Mikhailovich Nakariakov (Nizhny Novgorod, clase 1977), que según se deja ver toca un solo instrumento, aunque, con sólo uno y su virtuosismo, hace sonar otros varios.
Si por él hubiera sido, se habría dedicado a los teclados; pero un accidente de pequeño lo desvió hacia los vientos. No podía estar sentado mucho tiempo.
Los soldados alpinos cantan como se canta en su tierra.
Como se canta en las casas, en las fiestas, en el campo, en la montaña.
Y me parece que es porque en las casas, en las fiestas, en el campo, en la montaña de aquellas tierras -que son de mi sangre, también-, se canta como en la guerra.
Desde fines de abril hasta principios de junio, en la primavera norte, cerca de Heidelberg y Mannheim, en el sur alemán, desde 1952 se organiza un festival de ópera y música clásica, el Schwetzinger SWR Festspiele, precisamente en el castillo de Schwetzingen.
Hasta allí fueron las gentes de Il Giardino Armonico con un repertorio de Telemann, Vivaldi y Bach.
Y como el día fue más que adecuado para ir por esas veredas, aquí vamos.
Una tarde para mirar el mundo desde la sombra fresca del limonero y de mi eugenia en fruto.
El día acompaña inmejorablemente estas músicas.
Ricercari, Capricci e Fantasie a tre se llama este trabajo aparecido en 2011 en homenaje a la música renacentista para viola da gamba.
Las partituras son de Alexander Agricola, Giovanni Bassano, Giovanni Battista Conforti, Francesco Guami, Orlande de Lassus, Claudio Monteverdi, Vincenzo Ruffo, Adrian Willaert.
Ekkehard Weber y el ensemble La Gamba, a cargo de la ejecución.
Mi scuso, ma questo solo si può vedere, e veramente capire, quando il mare - e tutto quello che c'è intorno- suona nella lingua de Il Mare e quando la lingua suona come Il Mare.
Allora, Il Mare e la sua lingua sono veramente musica.
La denominación de Lieder ohne Worte, parece haber sido una creación de su autor, Felix Mendelssohn Bartholdy.
Son 48 lieder o canciones, pero sin palabras, compuestas entre 1829 y 1845 y agrupadas en 8 libros.
Los motivos de estas piezas netamente románticas son bien distintos, como que abarcan un lapso extenso en la vida de Mendelssohn.
Parece que el propio autor tenía más de una visión al respecto de lo de sin palabras. Se menciona por allí un fragmento de una carta a un amigo en la que, en 1842, le dice: Lo que la música que amo expresa para mí, no es demasiado indefinido como para ponerlo en palabras, sino al contrario, demasiado definido.
Aquí dejo la versión completa de estas canciones, en las manos de Daniel Barenboim.
La conspiración y la pólvora hicieron de Guy Fawkes un tipo notable.
Y la fe católica, se entiende.
Como cualquier inglés sabe, hartos de la persecución religiosa en Inglaterra, el católico Fawkes quiso con otros hacer volar por el aire el parlamento inglés y al propio rey Jacobo con él.
Así, aunque no era el jefe, resultó el emblema.
Hasta hace tiempo, con petardos y quemando un muñeco con su aspecto, la Bonfire Night lo conmemoraba, como un infame, en Inglaterra y en todo suelo que los ingleses todavía retuvieran de Canadá a Nueva Zelanda.
El episodio central de la fallida Conspiración de la pólvora fue un 5 de noviembre de 1605, hace 410 años. Sus protagonistas fueron ejecutados o perseguidos hasta ser asesinados. Menos Fawkes, que se partió el cuello al tirarse del cadalso, con lo cual no pudo ser destripado en vida, parte de la pena.
En 2005, The King's Singers prepararon un trabajo que recuerda el episodio. Tomaron para ello obras (mayormente religiosas) de compositores de época (católicos, criptocatólicos, simpatizantes o al menos no fanáticos protestantes): Byrd, Dowland, Weelkes, Dering y Philips. Curiosa cosa. Más si fija uno en el título de su trabajo: 1605: Treason & Dischord – William Byrd & the Gunpowder Plot.
La excepción son unos cuantos largos minutos -prescindibles, a mi sabor- del más actual Francis Pott..., qué se le puede hacer.
El resto, merece oírse.
En memoria de Guy Fawkes, se entiende.
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Recordar ahora que la máscara de la película V de Vendetta o la que identifica a Anonymous, en la red, es la cara de Fawkes, se me hace una trivialidad. Así que ni lo menciono.
Después el tiempo, el mundo, las cosas. Pero su voz nació en Tandil.
María Cristina Khier es una mezzo-soprano argentina, especialista en el renacimiento y barroco italianos, de nombre afuera y aquí poco frecuentada, aunque no desconocida, claro.
(No hace mucho dejé aquí un ensayo suyo de una obra de sor Isabella Leonarda, ¿recuerda?)
En esta grabación de 2003, el repertorio fue casi por completo a los madrigales y canciones del siciliano Sigismondo D'India, renacentista tardío.
A veces hay que decidir la música que va con el día. Y no dejar que el día decida.
A veces hay que ser paradojal.
Y si el día es mors, elegir vita. Y, a veces, al revés.
Jean-Pierre Rampal, flauta; Isaac Stern, violín;
Salvatore Accardo, viola
y Mstislav Rostropovich, cello.
Y así, con semejantes cuatros, mal que bien salva uno un día de mors et vita, con cuatro cuartetos para flauta (K. 285, K. 285a, K. 285b y K. 298) del señor Mozart.
Porque si es Teresa Cristina, entonces sí. Otras, no, gracias.
¿Cómo que la Borbón-Dos Sicilias?
Pero, no...¿qué dice?: hablo de Teresa Cristina, la que canta samba, la niña carioca...
¿Qué? ¿Usted no me ve sambando? ¿No me ve carioca? Claro. Pero eso es nada más que porque usted no ve.
Nada de lo humano nos es ajeno, cumpa.
Ni el samba. Ni Cristina.
Teresa Cristina, quiero decir, se entiende.
Vayamos al asunto y después hablamos, en todo caso. Materia de sobra le dejo aquí.
Ella canta y el Grupo Semente acompaña, con la misma calidad una y otros, a mi gusto.
Y son (en portugués, por supuesto...): João Callado (cavaquinho), Bernardo Dantas (violão), Pedro Miranda (pandeiro y vocal), Ricardo Cotrim (surdo).
(Y no me venga con exquisiteces a ver si esto o aquello es Bossa nova, Pagode, Samba-batido, Samba de breque, Samba-canção, Samba-corrido, Samba-enredo, Samba-exaltação, Samba de partido-alto, Samba-raiado, Samba de roda, Samba de terreiro, Sambalanço..., o los géneros mezclados de
Samba-choro, Samba-funk, Samba de gafieira, Samba-jazz, Samba-maxixe, Samba-rap, Samba-reggae, Samba-rock, Sambalada, Sambolero.
Se lo admira, se lo aplaude, se lo estudia, se lo critica. Lo que quiera. Pero no se lo presenta.
Si no conoce a Deller, si nunca oyó al Deller Consort, no es asunto mío.
Ahora bien.
Lo que está bien, está bien.
En 1991, apareció esta recopilación de canciones que hace Alfred Deller, el exquisito contratenor inglés, acompañado al laúd por el constante Desmond Dupré: The Three Ravens - Elizabethan Folks & Minstrel Songs.
Y esto de extraer de sus innumerables grabaciones estas 29 piezas está muy más que bien.
NOTA: Fíjese lo que son las cosas. Vi que Deller murió de un ataque al corazón mientras paseaba por Bolonia en unas vacaciones de 1979; viajaba con su esposa, Peggy, que lo sobrevivió casi 30 años. Y me entero de que ambos están sepultados en el cementerio de la Iglesia de Todos los Santos, en Boughton Aluph, en Kent de Inglaterra.
Hoy mismo son las fiestas patronales allí.
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El contenido de esta entrega: 1 The Three Ravens
2 The Cuckoo
3 How Should I Your True Love Know
4 Sweet Nightingale
5 I Will Give My Love An Apple
6 The Oak And The Ash
7 Solo de Laúd: Go From My Window
8 King Henry
9 Coventry Carol 10 Barbara Allen 11 Heigh Ho, The Wind And The Rain 12 Waly, Waly 13 Down In Yon Forest 14 Matthew, Mark, Luke And John 15 Solo de Laúd: A Toye (Attrib. Johnson) 16 The Tailor And The Mouse 17 Greensleeves 18 The Wraggle Taggle Gipsies 19 Lord Rendall 20 Sweet Jane 21 The Frog And The Mouse 22 The Seed Of Love 23 Near London Town 24 Who's Going To Shoe Your Pretty Little Foot? 25 Blow Away The Morning Dew 26 Searching For Lambs 27 Sweet England 28 Dabbling In The Dew 29 Just As The Tide Was A-Flowing.
Y porque son su son, suenan sones y huapangos, que eso son.
Pero ahora en versión instrumental y bastante más estilizada. Los temas son igualmente tradicionales, y no sólo de Veracruz. Pero vistos desde otras orillas, diría.
Guitarra, guitarrón, vihuela, los instrumentos.
Los intérpretes: el guitarrista jaliciense Miguel Peña y los hermanos Santiago, que son del mariachi juvenil de Tecatitlán.
Acépteme un consejito: hágase de un tequilita y deje que atardezca mansamente. Cuando vuelva, el mundo estará todavía ahí mismo donde lo dejo una hora antes. Créame.
Y hay muchas mujeres que lo llevan y les sienta muy bien, es verdad.
Me interesan dos, por el momento.
Casi contemporáneas, Isabella Leonarda (1620-1704) y Élisabeth-Claude Jacquet de La Guerre (1665-1729) no se trataron jamás y, sin embargo (tal vez alguien recuerde haberlas visto por aquí), ambas comparten la peculiaridad de haber sido de las pocas mujeres compositoras en esos tiempos.
Italiana, monja ursulina de noble familia de Novara, la primera. Francesa, compositora y clavecinista muy famosa, la segunda, en tiempos de Luis XIV, que la protegió durante muchos años en su corte.
Élisabeth tiene más suerte que Isabella, hoy por hoy. Se la puede oír con más facilidad. De Isabella no hay muchos registros (como verán), pese a haber sido en su época una de las mujeres que mayor cantidad de obras compuso.
Cosas de la vida.
Una selección de cada una, y de la fineza femenina de sus obras, queda aquí.
Para el toro, la garrocha;
para el caballo, la espuela;
para la mujer bonita,
abanico y lentejuela.
Para los vaqueros bravos,
los toros de la Estanzuela.
Para dominar un toro,
con la reata y las espuelas;
para iluminar el barco,
con aguarrás y candela,
no le hace que sean vapores
o los que corren la vela.
Para el corazón, amores;
para el vestido, la tela;
para la mujer bonita,
las flores de la canela.
(El toro, son jarocho)
A ver si un poco de Veracruz, le hace el homenaje.
Y vea usted si le place esta colección de sones jarochos tradicionales que hacen las gentes de Zacamandú y que aquí le dejo.
Unos días en el campo dejan ver cantidad de cosas. Y sus matices.
Estaban los trigales.
Y vientos fríos que agitan plátanos y araucarias centenarios, y glicinas floridas y entreveradas con parras de años, y más verdes y grises entre colores estallantes que pintan al azar todo de blanco, de azul viril y taciturno, de rojos de sangre insolentes, de despreocupados amarillos festivos, de celestes melancólicos. Y aguas que se demoran en tierras más bajas, lagunas indolentes que se estiran al aire y que hieren sobre un llano fatigado y anhelante. Y soles indecisos, nubes gruñonas, noches felices de gélidas lunas brillantes que enmascaran estrellas. Madrugadas atestadas de zorzales y palomas de arrullos amorosos y roncos.
Y trigales en caña todo alrededor.
Y el rumor de los vientos. Penetrante, omnipresente, conmovedor.
Y la línea inmensa de la llanura pampa, laboriosa, tozuda, silenciosa y susurrante como un mar de trigo.
Y el viento.
Parece la historia.
Parece la vida.
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Lo que aquí queda fue grabado en 1995 por la Schola Cantorum Basiliensis bajo el título de Virtuoso chamber music from the 16th century. El programa de esa obra dice que allí hay esto que sigue: 1 Frais Et Gaillard Giovanni Bassano
2 Io Son Ferito Giovanni Battista Bovicelli
3 Un Gay Bergier Antonio de Cabezón
4 Anchor Che Co'l Partire Giovanni Battista Bovicelli
5 Ricercada Seconda Sobre Doulce Diego Ortiz
6 Ricercada Tercera Sobre Doulce Diego Ortiz
7 Io Canterei D'Amor Giovanni Bassano
8 Susanne Un Jour Manuel Rodrigues Coelho
9 Pulchra Es, Amica Mea Francesco Rognoni Taeggio*
10 Susanne Un Jour Giovanni Bassano
11 Angelus At Pastores Ait Giovanni Battista Bovicelli
En estas páginas, raramente (nunca, creo) se atienden pedidos.
Pero.
Casos excepcionales permiten una excepción. Y cuando es menester cumplir una promesa, nada más que decir.
Toto corde.
Volentieri.
Roland de Lassus, Orlande de Lassus, Orlando di Lasso. Como prefiera.
Belga que murió en 1594 y vivió y compuso en menos de 60 años cantidad de obras sacras y profanas de polífonía, incluso popular. Como es bien conocido por los conocedores, no hay que presentarlo.
Quedan aquí dos selecciones de canciones profanas.
Villanelle y otras formas populares, por una parte, que interpreta el ensemble Concerto Italiano y que dirigió Rinaldo Alessandrini.
Por otra parte, una selección de Chansons, un género en el Roland de Lassus también incursionó. En este caso, nuestros conocidos de la Capilla Flamenca.
No tiene que terminar el día de la fiesta de san Eduardo sin un recuerdo.
Y espero que no desmerezcan el homenaje estos sonidos tan particulares que vienen de su tierra.
Ensemble Belladonna son Miriam Andersén, Rebecca Bain y Susanne Ansorg, de Suecia, Canadá y Alemania. Tocan sus propios instrumentos y están juntas en sus músicas especializadas en épocas medievales y del Renacimiento temprano inglés, desde 1997, cuando se encontraron en la Schola Cantorum Basiliensis, en Basilea, Suiza, donde estudiaban.
En 2005 dieron a conocer este Melodious Melancholye, de muy peculiares resonancias, precisamente con músicas medievales inglesas.
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Los asuntos que allí aparecen son: 1. Worldes Blis Ne Last No Throwe Anónimo 2. Hevene quene, for ensemble (de "Edi beo thu hevene quene") 3. Miri it is while sumer ilast, estampie Anónimo 4. Ar ne kut ich sorghe non Anónimo 5. Bryd one brere (Bird on a Briar), canción Anónimo 6. Dou way, Robin / Sancta mater gracie, motete Anónimo 7. Wel were hym that wyst, canción Anónimo 8. Abide, I hope it be the best, canción Anónimo 9. Plus penser que dire, faux-bordon chanson en 3 partes Anónimo 10. Alas, departynge is ground of woo, canción Anónimo 11. Alas, alas is my chief canción, 3 voces Walter Frye 12. So ys emprinted, canto melodía Walter Frye 13. O fallaze e ria Fortuna, canción, en 3 partes Robertus de Anglia 14. Agwillare ("Agwillare habeth standiff"), a dos voces (atrib.) Johannes Bedyngham 15. My wofull hert of all gladnesse Anónimo 16. Lullay, lullow Canción de Navidad Tradicional
En diciembre de 2014, Jordi Savall con La Capella Reial de Catalunya, Hespèrion XXI, hizo conocer este trabajo de unas 20 músicas que giran alrededor de la figura de Isabel I, Reina de Castilla, título del volumen.
Son canciones y partituras que se acoplan aquí por la época de su composición contemporánea a la reina y, en algunos casos, porque se refieren directamente a ella.
La voz solista es la de Monserrat Figueras.
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El programa:
Nace Isabel de Trastámara Anónimo Toma de Constantinopola por los Turcos Anónimo Enrique IV, Rey de Castilla Anónimo Dinos madre del donsel Juan de Triana Je ne vis onques la pareille Guillaume Dufay Danza a tre "La alta" Francisco de la Torre Muy crueles bozes dan Anónimo Pues que jamás olvidaros Juan del Encina Patres nostri peccaverunt Johannes Cornago Viva el gran Re Don Fernando con la Reina Don Isabella Carlos Verardi El que rige y el regido Juan del Encina Paseavase el rey Moro Luis de Narváez Levanta, Pascual, levanta Juan del Encina Lavava y suspirava Anónimo Missa de la mapa mundi: Bassa y alta danza Johannes Cornago Sanctus Anónimo ¡Triste Espana sin ventura! Juan del Encina Canción en ritmo Tradicional Requiem aeternum Pedro de Escobar Françeses, ¿por qué rrasón? Pedro de Tordesillas
Le digo la verdad: no sé bien si no es su sonrisa perpetua, la constante alegría musical que tiene esta niña, cosa que no he visto muchas veces. Será eso lo que me la hace tan simpática.
Le digo otra verdad: ni el jig ni el reel están muy arriba en la lista de mis preferencias. Y a esta joven le gusta el reel, y el jig, además de otros ritmos vivos.
Sharon Shannon (un lugar común en el folklore irish) toca -más que otros instrumentos- el primario acordeón diatónico irlandés. No se le puede sacar mucha variedad por la limitación de sus botones que no llegan a una escala cromática bla y bla, etc. y etc...
Entre su alegría musical cuando hace su música y lo que puede con el tal primario acordeón, la joven se vuelve poco menos que irresistible y, en lo que toca a un servidor, ya no le hace tanta mella ni el jig ni el reel.
A usted, cumpa, que de vez en vez le gusta disfrazarse de celtic, acá tiene un rato de aquello para hacer una fiesta de lo más animada, por las dudas que despunte uno de estos días la primavera de una buena vez. No vaya a ser que lo agarre sin perros y no tenga ni una jiga para andar saltando y triscando por allí como un alegre corderito de County Clare...
(Acepte un consejo obligado: a veces conviene ir directamente a la lista y no hacerla sonar desde este lugar. Hay algunas músicas que tienen como una especie de orden de no salir de su casa después de las 20. Como un toque de queda, digamos...)
Lo que sí parece un gioco es esta primavera, que está a las escondidas como una niña que aparece y desaparece.
No me quejo, le garanto. Que siga así, si tiene que ser así. Cada cual a lo suyo y ella a su aire.
Tal vez sea un signo de que vivimos tiempos barrocos, tramposos, o cosa por el estilo, ay...
Para un servidor no es asunto de cuidado: hay lugar para los fuegos, las flores, las abejas, los aromas. Mañanas frías, atardeceres humeantes. Soles tibios, vientos.
Luz.
Si es un gioco, es mejor que otros giochi -italianos, quasi italianos, pseudoitalianos-, y al menos éste se disfruta assai y no es dañino.
Y se disfruta tanto como este volumen de la Accademia Bizantina Ottavio Dantone: Il Gioco Barocco del Seicento Italiano.
Que para esta primavera que es pero no es, que parece y no está cuando aparece, le va ni que pintado.
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El programa:
Sinfonía No. 17 Johannes Hieronymus Kapsberger
Corrente No. 5 Johannes Hieronymus Kapsberger
Canzone prima Johannes Hieronymus Kapsberger
Gagliarda Prima à 5, para teclado ("La Galante") (libro 2) Giovanni Maria Trabaci
Gagliarda Terza à 4, para teclado o ensemble ("Según Talianella") Giovanni Maria Trabaci
Gagliarda Quarta, para teclado o ensemble ("En the estilo de los hispanos") Giovanni Maria Trabaci
In partitura, il primo libro della canzoni ... No.8, basso solo, "detta l'Ambitsiosa", para instrumentos Girolamo Frescobaldi
L' Infante Archibizzarra, canciona à 3 Andrea Falconieri
Capriccio Tarquinio Merula
La Loda, canzona Tarquinio Merula
La Soranza, aria à 3 Biagio Marini
Sonata para solo y continuo No. 2 (Sonata Concertate II/2) Dario Castello
Sonata No.10 sopra Cavaletto zoppo, Libro 4 Giovanni Battista Buonamente
Passacaglia à 4, para instrumentos de cámara y continuo Op. 22 Biagio Marini
Preludio para guitarra y theorbo No. 12 Johannes Hieronymus Kapsberger
Canzon No 4 à 2 Giovanni Picchi
Balletto, para teclado Bernardo Storace
Sonata sopra "Fuggi dolente core", para instrumentos de cámara y continuo Biagio Marini
Sonata para 4 instrumento y continuo No. 15 (Sonata Concertate II/15) Dario Castello
Preludio para guitarra y theorbo No. 3 Johannes Hieronymus Kapsberger
Conzonanze Stravaganti, para teclado o ensemble Giovanni Maria Trabaci
Es probable que haya que sacarse el sombrero ante esta señora, al menos en lo que hace a sus gustos y talentos musicales y artísticos en general. Pero, según se ve por las historias, no menos potente y dúctil parece haber sido en política.
Hija de Maximiliano, era la hermana de Felipe el Hermoso y por ello fue la tía de don Carlos, el primero de España. Se hizo cargo del niño, y a su cargo estuvo la educación del heredero Habsburgo. Y también fue la responsable de la esmerada educación musical del Austria.
No le debe poco a esta mujer el señor don Carlos, y no solamente en materias musicales.
Ahora bien.
Los belgas de la Capilla flamenca (toman el nombre de la afamada corporación de músicos que reunió el propio Carlos, y no era la única que tenía...) enhebraron una serie de melodías que se corresponden con la vida de Margarita de Austria. Unas 20 piezas (doce vocales y 8 intrumentales), que representan el gusto de la época. Y de Margarita, claro.
Una mujer que vivió entre 1480 y 1530 y que parece no haber tenido una vida fácil, por otra parte.
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Dulcis Melancholia - Biografía musical de Marguerite d’Autriche 1480-1553 Así se llama este compilado de Capilla flamenca, que se integra con cuatro partes correspondientes con la vida de la señora. Juventud y bodas de Marguerite: Roti boully ioyeulx* Anónimo, Arr. Piet Stryckers Belle pour l’amour de vous Josquin Desprez Vray Dieu qui me confortera (Idem) Antoine Bruhier Tous les regretz Antoine Brumel La danse de Cleves* Anónimo, Arr. Piet Stryckers Et qui la dira dira Alexander Agricola / Heinrich Isaac La franchoise nouvelle* Anónimo, Arr. Piet Stryckers Esperance de bourbon* (Id.) Anónimo, Arr. Piet Stryckers El destino de Marguerite: Pavane 5 / La bella franceschina Luis Milan Pourquoy tant me fault il Pierre de La Rue Il viendra le jour désiré Pierre de La Rue Doleo super te Pierre de La Rue Dulces exuviae Anónimo Si sumpsero Jacob Obrecht / Leonhard Kleber Pourquoy non ne veul je morir Pierre de La Rue El reinado de Marguerite: Pavane 4 Luis Milan Troest mij, scoen lief Anónimo Plus nulz regretz Josquin Desprez / Hans Newsidler La muerte de Marguerite: Que vous madame / In pace Josquin Desprez Si dedero Anónimo
Ai que saudade que eu tenho de ter saudade. Saudades de ter alguém que aqui está e não existe. Sentir-me triste só por me sentir tão bem, e alegre sentir-me bem só por eu andar tão triste.
¡Ay, estos portugueses!
¿Sabe que barroco es palabra que dicen que tiene origen portugués?
Barroco, como ese estribillo, caray (y no le digo nada de las estrofas...)
Se llama Desfado, lo canta Ana Moura muy graciosamente.
Lo demás va de regalo.
Pero ni piense que es por ese mamarracho del día argentino del fado.
Que el fado no está para esas tonterías (ay, los argentinos y sus días...)
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La letra completa de Desfado:
Quer o destino que eu não creia no destino
e o meu fado é nem ter fado nenhum. Cantá-lo bem sem sequer o ter sentido. Senti-lo como ninguém, mas não ter sentido algum. Ai que tristeza, esta minha alegria. Ai que alegria, esta tão grande tristeza. Esperar que um dia eu não espere mais um dia por aquele que nunca vem e que aqui esteve presente. Ai que saudade que eu tenho de ter saudade. Saudades de ter alguém que aqui está e não existe. Sentir-me triste só por me sentir tão bem, e alegre sentir-me bem só por eu andar tão triste. Ai se eu pudesse não cantar "ai se eu pudesse" e lamentasse não ter mais nenhum lamento, talvez ouvisse no silêncio que fizesse uma voz que fosse minha cantar alguém cá dentro Ai que desgraça esta sorte que me assiste... Ai mas que sorte eu viver tão desgraçada na incerteza que nada mais certo existe além da grande incerteza de não estar certa de nada.