jueves, diciembre 03, 2015

Marca Gioiosa




In questo pomeriggio di pioggia, l'acqua chiede l'acqua: Venezia, poi.

Il sig. Giorgio Fava ha detto questo qui di seguito nella presentazione di questo lavoro dal 2003, dei Sonatori de la Gioiosa Marca, ensemble veneto di Treviso:

Follie all'italiana


Y así le dieron a la danza el nombre de folía de la palabra toscana folle,
que vale "vano, loco, sin senso, que tiene la cabeza vana".

Sebastián de Covarrubias
Tesoro de la lengua castellana, Madrid 1611


Mai come nel Seicento gli scambi tra musica colta e musica popolare furono così intensi e frequenti e il particolare interesse degli strumentisti compositori verso la musica da ballo ne è la testimonianza più tangibile. L' uso di brevi sequenze armonico-ritmiche circolari legate a passi di danza, detti bassi ostinati, ha condizionato la storia di tutta la musica occidentale e non solo, favorendo tra l'altro, con la sua ripetitività ipnotica, l'uso dell'improvvisazione e quindi della variazione. Tra i numerosi bassi ostinati allora in voga quello della Follia fu senza dubbio tra i più celebri e fortunati: danza di origine probabilmente portoghese, quando arrivò in Italia attraverso la capillare diffusione delle intavolature per chitarra spagnola, assorbì una forma di ballo preesistente e assai simile chiamato "fedele" o "Alta Regina", ad ulteriore riprova di quanto sia affascinante e difficile, se non impossibile, stabilire un'origine sicura per forme di linguaggio artistico così popolari.

Questa registrazione è una veduta sonora dell'Italia del XVII secolo, un viaggio in compagnia delle variazioni su basso che si svolge nell'arco di 50 anni, dalla metà del '6oo all'inizio del `700.

Cronologicamente e geograficamente si parte da Napoli, città allora sotto la dominazione spagnola e quindi ingresso privilegiato della cultura ispano-portoghese, con il Primo Libro di Canzoni del 1650 di Andrea Falconiero, liutista errabondo ed eclettico, rientrato infine dopo numerose peregrinazioni nella sua città natale. La sua "Folla"per due violini, viola e basso continuo è il primo esempio in Italia di variazioni a tre ed affiancato a "Passacalle" e "Ciaccona", presenti nella stessa raccolta, forma un unico ciclo di variazioni, quasi una sorta di breve suite ante litteram.

Da Napoli salpiamo verso la Sicilia alla volta della città di Messina per ascoltare qui le fantasiose Partite sopra la Folia di Bernardo Storace organista, cembalista nonché vice maestro di Cappella del Senato: della sua vita non si conosce nulla, mala Selva di varie composizioni del 1664 è un' importante e ulteriore testimonianza dell'interesse e della fortuna di questo genere, oltre a rappresentare un contributo fondamentale alla letteratura per tastiera del Seicento. Sempre a Messina incontriamo Giovanni Antonio Pandolfi, forse lo stesso violinista che operava qualche anno prima a Innsbruck col nome di Pandolfi Mealli: il suo "Passacaglia" ha il carattere doloroso e malinconico dei lamento teatrale, peculiarità tutta italiana di questa danza d'origine spagnola nata come "passeggio" strumentale intercalato alle strofe di una canzone.

Risaliamo ora al Nord, a Bologna dove in quegli anni è maestro di Cappella nella celebre cattedrale di S. Petronio Maurizio Cazzati. II suo Capriccio sopra sette note"del 1659, una ciaccona "travestita" in tempo binario, è un brano dalle proporzioni inconsuete, in cui la ripetitività della formula non logora mai la freschezza e la fluidità dell'invenzione.

Raggiunta così la pianura padana ci dirigiamo a Pavia per ascoltare la musica di Francesco Corbetta. II suo ruolo nella musica strumentale del Seicento è fondamentale non solo nel campo della chitarra, di cui fu acclamato e ricercatissimo virtuoso, ma anche nell'evoluzione di alcune forme compositive quale appunto la Follia. La versione di Corbetta, anello indispensabile di transizione dalla Follia antica alla Follia tarda, in uso poi per tutto il Settecento,fu stampata a Parigi, dove egli si trovava su invito di Luigi XIV, proprio negli anni che registrarono le visite di Michel Farinel e Arcangelo Corelli, entrambi autori di variazioni per violino su questo celebre basso, divenute poi paradigmatiche per i compositori di tutta Europa.

Ma rientriamo in Italia, a Modena dove Giovan Battista Vitali, rappresentante di punta della dotta scuola emiliana, ci offre un "Passagallo" e una «Ciaccona »tratti dalla sua opera VII del 1682: la sua geniale arte della variazione riesce a trasformare la parte ripetitiva del basso in voce concertante alla pari con i due violini, senza per questo sacrificare mai una sincera vena poetica, come dimostra la struggente melodiosità del suo passacaglio.

Da Fusignano, cittadina emiliana del ducato di Ferrara, giunse a Roma Arcangelo Corelli. Le conquiste di M. Cazzati e G.B. Vitali e della scuola bolognese sono il patrimonio che porterà con se nella città dei papi. Qui incontrerà le direttive estetiche dell'Arcadia che ne condizioneranno lo stile. Così la sua "Ciacona", stampata in coda alla sua opera II dei 1685, si "purifica": il perfetto equilibrio formale la nobilita, elevandola dall'originale carattere popolare che l'aveva agli inizi fatta addirittura censurare come danza licenziosa.

Dal golfo del Vesuvio dov'era partito il nostro itinerario eccoci approdare infine nel bacino di S. Marco: il nostro viaggio si conclude a Venezia all'inizio del nuovo secolo.

Il modello corelliano illumina le composizioni di Caldara,Vivaldi e Reali: quest'ultimo manifesta la sua adesione dedicando entusiasticamente al "Cristoforo Colombo della musica" la sua opera I.

Ma la "lingua romana in bocca veneziana" assume tutt'altre inflessioni.

Antonio Caldara recupera per la sua 'Chiacona"del 1699 l'antiquata sequenza dell'Aria del Gran Duca», curiosamente e forse un pò provincialmente coltivata a Venezia per tutto il Seicento, trasfigurandola però attraverso una moderna ricerca armonica che genera un irrequieto e continuo fluire di modulazioni: tutto è avvolto da una velata malinconia, languido riflesso della città lagunare.

Antonio Vivaldi e Giovanni Reali, entrambi qui agli esordi compositivi (opera I, rispettivamente 1705 e 1709), si cimentano invece col basso di "Follia"e il loro istinto drammatico fa esplodere questa antica danza in una serie di pirotecniche invenzioni, forse meno equilibrata dell'esemplare contributo corelliano, ma che ci trascina, irrefrenabile, nel turbine del divertimento, nell'anima giocosa della città dei teatri e del carnevale.







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ANTONIO VIVALDI (1678 1741)
Follia
(Sonate a tre, op.I, Venezia 1705)

ARCANGELO CORELLI (1653 – 1713)
Ciacona
(Sonate da camera, op.II, Roma 1685)

ANDREA FALCONIERO (1586 – 1656)
Folia, Passacalle, Ciaccona
(Il primo libro di canzone…Napoli 1650)

BERNARDO STORACE (16??-16??)
Partite sopra la Folia
(Selva di varie compositioni...Venezia 1664)

GIOVANNI ANTONIO PANDOLFI ( 16?? - 16??)
Passacaglio
(Sonate cioè Balletti, Sarabande…Roma 1669)

MAURIZIO CAZZATI (1620 – 1677)
Capriccio sopra 7 note
(Correnti balletti gagliarde...Venezia 1659)

FRANCESCO CORBETTA (1615 – 1681)
Folia
(La guitarre royalle...Paris 1671)

GIOVANNI BATTISTA VITALI (1632 – 1692)
Passagallo Primo, Ciaccona
(Varie partite del Passamezzo op.VII, Modena 1682)

ANTONIO CALDARA (1670c – 1736)
Chiacona
(Suonate da camera op.II, Venezia 1699)

GIOVANNI REALI (1681c – 1751)
Folia
(Suonate e Capricci op.I, Venezia 1709)